La fotografia per non dimenticare.

L’inviato con la guerra dei Balcani nel cuore.

Un pomeriggio con la “Targa” e Toni Capuozzo.

Il ricordo di una città dove non si poteva più circolare”.

1992 2022 Trentennale guerra Balcani

Dovevamo raccontare una guerra europea che ci insegnava che nessuno di noi è immune dal pericolo di un conflitto. Nei Balcani e in tutte le guerre presenti passate e future non esistevano, non esisteranno i buoni per sempre o i cattivi per sempre: esisteva, esiste, esisterà solo la guerra.

1992 La guerra sotto casa. “E’ una targa che penzolava a un’auto tra le tante, a Sarajevo, distrutte da qualche esplosione, e che veniva utilizzata come barricata, vuoi per proteggere dal fuoco dei cecchini, vuoi per impedire eventuali infiltrazioni degli assedianti.”

Toni Capuozzo (foto Giordano Marco Riboli)
(I fori nella targa sono i colpi creati dai proiettili esplosi da armi da fuoco)

Qual è l’esperienza per imparare a raccontare una storia a partire dalle immagini?
“Ero inviato per un giornale in cui le fotografie erano quasi più importanti del testo, lì ho imparato a guardare una storia anche da quel punto di vista, ed è diventato il mio modo di guardare la realtà, quello di considerare non solo le parole che avrei potuto scrivere, ma anche le immagini che le avrebbero accompagnate. Credo che la parte della scrittura sia rimasta una parte importante anche quando realizzavo i servizi per la tv, spesso mi succedeva per i servizi di pensare qualcosa che avrei scritto vedendo un’immagine, oppure mi succedeva di pensare che avrei voluto scrivere qualcosa e quindi chiedevo all’operatore di girarmi dei fotogrammi che potessero accompagnare o contraddire il testo. Ho sempre lavorato molto vicino all’operatore, e questa credo sia stata una delle mie carte vincenti, la cooperazione con la squadra: non esisteva l’io, c’era solo il noi”.

Toni Capuozzo (Foto Giordano Marco Riboli)

“La guerra nei Balcani è stata un’esperienza molto forte, perché ho visto i conflitti in tutte le parti del mondo, ma non mi sarei mai aspettato di raccontare qualcosa del genere in Europa. Era una cosa sconvolgente, la guerra sotto casa“.

“Molta gente ha continuato a veder tutto il bene da una parte e tutto il male da un’altra, sono posti in cui nessuno è innocente, la guerra è una brutta merda da cui nessuno esce pulito, altrimenti racconti solo una parte. E quella parte non potrà essere tutta la storia. E se d una storia manca una parte, quello che ne scaturisce non sarà mai la verità”.

Toni Capuozzo (Foto Giordano Marco Riboli)

“C’era una guerra in Europa, quelle che a scuola ti avevano insegnato che non si sarebbero mai ripetute, quelle con i campi di concentramento, con le fosse comuni, con i rastrellamenti, con le esecuzioni pubbliche, una cosa che fa crollare l’idea dell’Europa come bastione sicuro di civiltà, di pace, di riparo della follia. Era come se la macchina del tempo si fosse rotta, e il tempo la fa da padrone anche a pochi passi da te. E in Italia, complice anche la difficoltà dei nomi, era difficile capire chi erano i buoni, chi erano i cattivi, sono stati visti come dei selvaggi, con il coltello alla gola, che sparano sui bambini, c’è stata una gigantesca rimozione della realtà, ed era a solo un’ora di volo da qui. Un po’ come quello che accade oggi per la questione dei profughi: ci diciamo le bugie sui profughi, che scappano dalle guerre, che vale per i siriani, gli yemeniti, ma non per tutti. Per molti la fuga rappresenta la ricerca di una vita migliore, che è un sacrosanto diritto, non scappano dalla guerra, ma dirlo è diventato un luogo comune, da parte di persone che non conoscono nemmeno la geografia dell’Africa. Mentre allora avevamo una guerra a pochi km da casa, ma l’accoglienza non era di moda, stavano in caserme fredde, eppure erano profughi che ambivano a tornare a casa, tant’è che non sono molti quelli che sono rimasti in Italia, c’è stata una specie di esorcizzazione, li vedevano tutti come brutti, sporchi e cattivi, come se non fosse Europa. Dovevamo raccontare una guerra europea che ci insegnava che nessuno di noi è così immune da quel pericolonessuno di noi è così civilizzato per sempre, questo è difficile”. 

Toni Capuozzo (Foto Giordano Marco Riboli)

Scrivere il libro, l’ho scritto. Uscirà a marzo e racconta la guerra dei Balcani, trent’anni dopo l’inizio dell’assedio di Sarajevo.

Toni Capuozzo, l’inviato con la guerra dei Balcani nel cuore.

Archivio immagini Giordano M. Riboli

Intervista di Irene Vella al giornalista Toni Capuozzo per saperne di più….entra

Un pensiero su “La fotografia per non dimenticare.

  1. Andiamo, dai tempi della guerra in Bosnia, a portare farmaci e generi di sussistenza. Tutte le volte che ci rechiamo a Sarajevo, non riusciamo a capire perché da un giorno con l’altro il tuo vicino, con cui facevi il barbecue, a cui portavi i figli a scuola, improvvisamente è diventato il tuo peggior nemico, tutto questo da l’oggi al domani.
    Violenze, sopraffazioni, odio razziale e religioso, in pochi giorni la vita è stata trasformata.
    Ma la cosa peggiore di quando ci rechiamo in quei posti è che pochissimi bimbi sorridono, non sono come i nostri bimbi, sembra che abbiano sulle loro spalle tutto l’odio e la ferocia che si era scatenato in quei luoghi.
    La guerra trasforma le persone , le rende prive di ogni remora morale, le abbruttisce, e ci rende insensibili………per questo che si dice : mai più guerre.

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